Piero V.

Font e Debian, ancora una volta

Introduzione

Come al solito o ho problemi, o me li creo :| .

I problemi riguardavano dell’hardware del mio notebook, così ho voluto provare se c’erano gli stessi problemi con una live di Ubuntu. Oltre a non averli risolti, ho avuto ancora una volta la dimostrazione di quanto la configurazione di default dei font di Debian sia scadente.

Ubuntu, essendo una figlia di Debian, fino a qualche tempo fa ha sofferto dei medesimi problemi, finché non li ha risolti creando una famiglia di font, che a me non piacciono più di tanto, ma soprattutto includendo una configurazione di Fontconfig (il gestore dei font di molte distribuzioni Linux, in poche parole) che abilita certe funzionalità avanzate.

Autoalias, hint, etc…

Questa è la parte che fa tutta la magia, ovvero il motivo per cui la stessa famiglia di caratteri è resa in modo molto diverso dalle due distribuzioni.

In realtà è anche la parte più teorica, perciò io mi sono affidato semplicemente alla configurazione di Ubuntu, rimuovendo le alternative per i font e usando invece le mie preferenze.

Con precisione viene abilitato l’antialias, l’hinting slight, disabilita l’autohint, il subpixel rgb, imposta il filtro LCD di default e disabilita completamente i font bitmap.

Font sans-serif

I font sans-serif sono i font senza grazie, penso quelli più diffusi. Fanno parte di questi font Helvetica, Arial e molti altri.

Proprio questi due che ho citato sono i modelli principali, non solo per il loro stile, ma anche per la loro metrica. Un font di dimensioni troppo diverse da quelle per cui è stato pensato un sito web potrebbe portare a risultati molto diversi, quindi si tenta di trovare alternative compatibili da questo punto di vista.

Per Arial su Linux si tende a usare Liberation Sans, che è stato introdotto alcuni anni fa da Red Hat. Mi pare sia presente in tutte le distribuzioni Linux che ho provato (Debian e derivate, Arch, Fedora, etc..). Prima però si usava Nimbus Sans, che personalmente preferisco. È stato sostituito proprio per la questione delle dimensioni, infatti sarebbe molto più largo di Arial. Tuttavia esiste anche la versione Nimbus Sans L che risolve questo problema.

Infine su quest’ultimo font si basa la mia scelta: Tex Gyre Heros, che a differenza del primo implementa più glifi.

Invece per rimpiazzare Helvetica, ci viene sempre incontro Google: ho scelto Roboto, il font predefinito in Android dalla versione 4.0.

Altri font sans-serif diffusi sono Verdana e Tahoma, per cui, come già spiegato, Noto Sans si dimostra un’alternativa eccellente.

Serif

I font serif sono i font con grazie, come Times (New Roman), spesso usati anche per stampare i libri.

Come font serif predefinito di solito c’è DejaVu Serif o Liberation Serif. Sinceramente non uso spesso un font serif, quindi, dopo un po’ di prove, ho deciso di usare, sempre da TeX Gyre, TeX Gyre Termes. In realtà anche TeX Gyre Pagella è carino, tuttavia è pensato come alternativa a Palatino, che è più largo di Times, quindi sarebbe meglio per la stampa.

Monospace

I font monospace sono quei font i cui glifi occupano tutti lo stesso spazio. Sono usati moltissimo in editor di testo semplice (Gedit, Notepad etc..) e negli IDE.

In questo caso non ho cercato un font compatibile con altri, ma un font che rendesse bene, perché a volte mi faccio sessioni di programmazione lunghe, quindi mi è necessario avere un font leggibile e carino.

La scelta è ricaduta su Inconsolata.

Questo font è parecchio gradevole, tuttavia ha un enorme difetto: è troppo piccolo e con uno schermo da 15.6” full HD il problema è ancora più grande. Ho già qualche problema di vista, ma con questo font diventerei proprio cieco 😀 .

Ho deciso quindi di ingrandirlo di un fattore 0,25.

Cursive

Il W3C tra le famiglie CSS inserisce anche quella cursive. Come dice il nome, dovrebbe essere simile a una scrittura a mano in corsivo.

Su Linux di default non c’è un font che implementi questa famiglia, invece su Windows c’è Comic Sans, uno dei font più brutti, di cui spesso le persone abusano e che non posso proprio sopportare.

Nel pacchetto TeX Gyre c’è anche TeX Gyre Chorus, un vero font corsivo. Ho deciso, dunque, di metterlo come alias alla famiglia cursive.

Font orientali

Finora ho trattato solo di font latini, in quanto le lingue che conosco non ne utilizzano di altri tipi.

Tuttavia mi piace anche la cultura orientale, quindi non mi capita di rado di trovare anche delle scritte in giapponese e cinese nei siti che visito.

Solitamente ho sempre visto quadratini al posto dei vari ideogrammi ed era necessario installare un font apposito. Tuttavia sul mio notebook i font droid si sono automaticamente configurati per visualizzare le lingue orientali, quindi non è più necessaria alcuna azione.

Non conoscendo le scritture, non saprei neanche consigliare i font visualizzati meglio. Basandomi su una mia pura impressione, Droid viene visualizzato meglio di Sazanami, il font suggerito da Wikipedia.

Download e pacchetti

Tutti i font da me citati sono disponibili nell’archivio Debian (almeno Jessie e Sid) e possono essere installati con questo comando:

apt-get install fonts-droid fonts-inconsolata fonts-noto fonts-roboto fonts-texgyre

File da scaricare e inserire da root in /etc/fonts/conf.d:

  • 15-piero.conf: realizzato da me, secondo le varie preferenze descritte, tuttavia contiene anche lo scaling del font come riportato sul wiki di Fedora. Qui trovate anche gli autori.
  • 16-ubuntu.conf: la configurazione di Ubuntu, riportata dall’utente BubuXP. Le informazioni sul copyright sono presenti nel file.

GNOME e altri desktop environment potrebbero interferire con la configurazione dei font. In caso controllate con strumenti come GNOME Tweaks Tool e analoghi per il vostro DE.

Bibliografia e licenza

Questo articolo è stato possibile solo grazie a numerosi altri articoli presenti sul web. È rilasciato secondo la licenza CC-By-Sa 3.0. Tutti gli autori, oltre a me, li trovate sui vari siti.